venerdì 31 agosto 2012

BEACH ON THE BEACH SOTTO IL SOLE CHE LA PELLE BRUC

A molti farà invidia il fatto che io, durante le ferie, mi svegliassi a qualsiasi ora del giorno, facessi 500 metri in bici e mi tuffassi in mare. Tutto al passato, giusto per indorare la pillola. Sono un privilegiato del cazzo e senza motivo, che ci posso fare? Un po' come essere orgogliosi d'essere italiani, solo che a me non frega un cazzo.

Insomma mi sveglio, prendo la bici e vado dritto in spiaggia. In quella mattina il caldo è talmente opprimente che è riuscito a svegliarmi dopo una sbornia epocale: cena con gli amici, dodici fogne dette bocche per quindici litri di vino, rigorosamente rosso, oltre agli aperitivi, sempre vino rosso, e agli amari. Vino rosso.
Mi sveglio in un bagno di sudore e sangue (o vino rosso?) come dopo una botta di cocaina endovena e decido immediatamente che è ora di sloggiare. Prendo costume, asciugamano e il mio amico William Burroughs e parto con direzione "Ovest", il mare.
Il sole è talmente alto in cielo che non c'è ombra a terra. Nessuna. Perdio.
La bici è la soluzione migliore in questi casi, ma anche l'overdose non è male.

Lego con il catenone da moto la bicicletta al palo più alto nel raggio di cento metri e mi avvio verso il bagnasciuga.
La sabbia scotta. Tanto. Cammino male e ad ogni passo sono due cristi. Due cristi con il piede destro, due cristi con il sinistro e così via. Per 150 metri di spiaggia. Circa 2500 cristi in tutto, niente di speciale.
Trovo il posto con la visuale migliore sul culo sfondato della vicina e piazzo l'asciugamano.
La spiaggia è un'oasi di chiappe e seni al vento. Per quanto sono eccitato mi viene quasi voglia di aprire youporn sull'Ipad, ma resisto. Apro invece il mio libro.
Ed ora cominciano i guai.
In principio è il ragazzo del culo sfondato che mi distrae.
- Agg ditt ca accà nun ce veng cchiù
- Ma pecché amò, u mare è tant bell accà
- Me stà su lu cazz nu saccheggente
- E tu lasciala perde, amò
...

..and stuff like this.
Resisto, sopporto. Penso "Prima o poi la finirà di lottare con il proprio cervello sto cazzone con gli slip rosa shocking". E infatti tutt'un tratto decidono di andare a farsi un bagno.
Perfetto.
Riprendo la lettura per un paio di minuti, fino a quando torna dall'acqua una famiglia di bergamaschi (o comunque nordici) composta da un'enorme cozza parlante con tanto di capelli, tantissimi capelli, il marito (è evidente che le palle ce l'ha solo la cozza. Spuntano proprio dal costume, altro che "zoccolo di cammello") e due marmocchi alti non più di uno sputo.
In principio non ci faccio tanto caso, se non fosse che alzano ettari di sabbia tutt'intorno a me, però sembrano personcine a modo. Senza infamia e senza lode.
Grazie al cielo, penso. Errando.
Mentre leggo le svariate fantasie di un tossico di nome Burroughs, intorno a me un marmocchio frigna per avere il materassino, la cozza lancia grida disperate al secondogenito che si divincola dalla morsa  "crema solare", il marito guarda il culo sfondato della vicina e il bagnino chiacchiera amabilmente con un altro collega bagnino, mentre entrambi voltano le spalle a quella gran rottura di cazzo che dev'essere il mare.

In tutto ciò io, povero cristo in cerca di mare, sole e un po' di pace, io mi chiedo come si possa essere tanto maleducati. Non parlo di me, della mia voglia di leggere un cazzo di libro senza sapere tutto sui Tampax della vicina o del sugo di carne della vecchietta accanto. Mi chiedo semplicemente com'è possibile che l'essere umano si sia ridotto così, senza alcuna premura per quella merda che chiamano "dignità" personale. A parlare di emorroidi facendo bene attenzioni che tutti sentano, senza il minimo pensiero per un "Ops, magari a questo stronzo qui a fianco non fotte una sega di cosa ho da dire". No! Ti prego, non fermarti, dimmi tutto sulla cellulite di tua sorella o sul vicino di casa che butta le cicche di sigaretta nel tuo giardino o su quella troia che è la tua collega che l'ha succhiato a tutti tranne che a te. Oddio, questo m'interessa davvero...