lunedì 6 febbraio 2012

SANT'ARTICOLO 18, PREGA PER NOI

Bisognerebbe sdoganare la sacralità del famigerato articolo 18.
Potrà sembrare brutto dirlo, ma molto spesso chi fa da tappo ai giovani che tentano di entrare nel mondo del lavoro, sono proprio gli "inetti" a tempo indeterminato. Non prendiamoci in giro: a meno che non truffi l'azienda, ti fingi malato (e ti sgamano), minacci o picchi qualcuno, l'azienda ha lo stesso potere decisionale che ha, nella coppia sposata, un marito nella scelta del programma in televisione la sera che danno don matteo, ovvero pari a zero.

Certamente ci sono aziende marce come la bocca di Shane MacGowan, ma è appunto per questo motivo che è necessario una riforma seria per poter fare a meno dell'art. 18. Bisogna poter accantonare questi cazzo di simboli per i quali, categorie di mangiapane a tradimento (i sindacati), giustificano la propria esistenza. L'art. 18 ha senso se l'azienda è in malafede, giustissimo. L'art. 18 però non difende chi vuole entrare nel mondo del lavoro nel caso in cui, la malafede, sia del lavoratore a tempo indeterminato. Non siate ipocriti, per vedere il problema bisogna innanzitutto saperlo cercare, il problema. È semplice dire "NO" a tutto, per diritto di nascita. Eppure quanti di voi si sono lamentati della mancanza di conoscenze o della lentezza degli uffici pubblici? Quanti di voi si lamentano del collega che vi fa sgobbare il doppio del dovuto per i suoi errori? Quanti di voi non hanno lavoro ma hanno le conoscenze (lavorative) necessarie? In quanti annunci di lavoro si richiede "giovane età ed esperienza" dando l'impressione che, più di un annuncio, si tratti di un ossimoro?

Credo che la "solidarietà" tra i lavoratori sia proprio questo: cedere un po' dei diritti che hanno pochi per far si che tanti ne guadagnino. Ovviamente la riforma deve far si che chi ci guadagna siano i lavoratori, e non le aziende. Le aziende, dal mio punto di vista, dovrebbero semplicemente avere la possibilità di licenziare chi non è in grado di svolgere il proprio lavoro. Non so voi, ma io mi imbatto ogni giorno con impiegati (è l'unica categoria con cui vengo a contatto durante l'orario di lavoro) che non sono in grado di utilizzare un computer o eseguire una semplice operazione: vi sembra normale nel 2012? Io devo continuamente tenermi aggiornato, rischiando allo stesso tempo di non vedere rinnovato il mio contratto, e chi usufruisce del mio servizio può bellamente fottersene di tutte le mie fatiche con il culo al riparo su di una poltrona a tempo indeterminato. E non sia mai che gliela si nomini!

La mitizzazione dell'articolo 18 è un tabù che deve cadere. Dopo il sesso, i tatuaggi sul viso e lo sbiancamento anale, è ora che anche l'articolo 18 si dia una botta di make up. Si cominciano a vedere troppe rughe.    

2 commenti:

  1. Tu di lavoro pratichi sbiancamenti anali?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "Per fare un gran sbiancamento anale non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello"

      Elimina