giovedì 8 agosto 2013

PER UN QUARTINO IN PIU'

Ma in fondo perché si beve?
Si possono tracciare mille profili dei bevitori seriali, di quelli che un bicchiere in più non lo rifiutano mai.
Attenzione, non sto parlando di alcolizzati cronici, solo di quei soggetti che animano le feste, i ragazzi timidi, un po' introversi. Quelli cui brillano sempre gli occhi nelle foto delle serate.
Direi che, sommariamente come piace a me analizzare le cose, i vari aspetti de "il bevitore" si possano racchiudere in un numero finito di personalità dominanti, quelle che vanno di più, diciamo.

Numero 1: "Il sommelier"

Tutti, tutti, ma proprio tutti hanno un amico sommelier. Niente di professionalmente o accademicamente riconosciuto, intendiamoci, una roba alla Antonio Albanese.
Uno di quelli che è sempre alla ricerca del miglior vino nel reparto alcolici della Coop, che la birra Tennent's fa schifo e beve solo Ceres, che il vino a 3 euro la bottiglia "nun se pò bbeve" e poi compra la damigiana da 5 litri per 10 euro alla cantina sociale del paese.
Quegli anonimi alcolisti, bevitori del weekend che passano le ore in ufficio a spulciare forum sui più disparati argomenti: dal montaggio del cambio sulla bicicletta al come farsi un tatuaggio da sè oppure sul piede egizio, romano o greco. Esperti di nulla e niente, soprattutto in ambito alcolico.
Va da sé il fatto che, dopo la prima bottiglia, non riconoscono più neanche forme e volti, figurarsi i sentori di mango e pesca del chardonnay.

Numero 2: "Il casinaro"

Il profilo "il casinaro" è la forma più comune, la caratteristica peculiare del buon 60% di quei soggetti che pisciano sui muri di notte. Se la mattina il tuo pianerottolo ha lo stesso odore di una lettiera per gatti dopo tre giorni di vacanza, canalizza le tue maledizioni in direzione dei casinari.
Sono quelli che trovi a tutte le feste, in tutti i locali, sempre con gente diversa. Semplicemente amano uscire in compagnia. Ma anche da soli.
E te li trovi a concerti distanti centinaia di chilometri da casa, al bar in pausa pranzo, all'aperitivo (ma arriva dopo, già sbronzo) e in tutti i pub o club che frequenti. La differenza tra te e lui è che lui è presente in tutti questi posti anche quando tu non ci sei.
Solitamente si accompagna con superalcolici, può contenere tracce di altre sostanze, tenere lontano dalla portata delle minorenni.

Numero 3: "Il depresso"

Anch'esso assai comune come profilo caratteriale, "il depresso" ha la caratteristica che, semplicemente bevendo, si spegne. Un po' come se l'alcol bagnasse le sue  già umide polveri.
Persona schiva e riservata, solitamente piuttosto attiva culturalmente, il soggetto è proprio forse a causa di queste sue caratteristiche una bomba ad orologeria. Pronto ad esplodere da un momento all'altro, dati i suoi già numerosi trascorsi.
Le serate scorrono in maniera uguale, quasi ripetitive nella vita de "il depresso": alcol dritto giù nel gargarozzo, stordimento eccessivo, la mia vita fa schifo e la fermata successiva è il primo gabinetto utile per vomitare. Seguono giorni di vergogna e auto compatimento. L'autoflagellazione non è contemplata, al massimo un altro black russian.

Numero 4: "Il bevitore da cerimonia"

Questo è uno dei miei preferiti. È quello che si vede raramente in giro, ha molti amici un po' dappertutto ed è riconosciuto da tutti come il classico bravo ragazzo.
Di solito è laureato, ragazza da una vita, buon lavoro, sta pensando di metter su famiglia, politically correct di natura. Compagnone da pizza e una birra sola, che domani mi sveglio presto. Conosciuto per le sue famose frasi "Ma sei matto?", "Non per me, grazie" e, il suo cavallo di battaglia, "Ho detto no".
La cosa bella e rara di questo tipo di soggetti è che, nelle occasioni da cerimonia che saltuariamente si presentano con la giusta compagnia (vedi il matrimonio di un amico, il compleanno del compagno di avventura o robe simili) tirano fuori tutto il fegato messo in naftalina durante tutti quegli anni di fatica e dura resistenza, e lo offrono all'altare dell'alcol. Sono occasioni straordinarie, sporadiche, un po' come trovare un pacchetto di sigarette nuovo per strada: sai che non ti capiterà più per anni ed anni, però le fumi con una certa diffidenza.
Il bevitore da cerimonia è un animale rimasto imprigionato per molto, troppo tempo, tanto che aveva cominciato a trovar confortevole il veder la vita attraverso le sbarre.
E poi, un bel giorno di mezza estate, qualcuno si sposa e ti risvegli il giorno dopo in un parcheggio abbandonato con un labbro tumefatto e alcun ricordo di quanto successo la sera prima.

Numero 5: "Il moralizzatore"

Quello che disturba le serate alcoliche è la propria coscienza tramutata in persona fisica.
Sorprendentemente dritto e sobrio davanti a te, "il moralizzatore" è di solito quel losco figuro che detiene le chiavi di ciò che rappresenta, per ogni abituè del quartino, gioie e dolori: l'automobile.
Il fortunato designato a scarrozzare orde di ubriachi nei diversi locali, ormai insofferente alle molteplici figure di merda che gli amici lo sottopongono, ha caratteristiche simili a "Il bevitore da cerimonia" con l'aggiunta di rimproveri e minacce di abbandono alla prossima cazzata.
Alcuni scienziati con una bottiglia di bourbon e molto tempo da perdere, hanno provare a stillare una lista degli attributi che differenziano "il moralizzatore" dai normali esseri umani:
- sobrietà
- chiavi della macchina
- pessimi gusti musicali
- guerrafondaio
- ottimo intrattenitore degli agenti della sicurezza, magari mentre in giro tu combini disastri epoiluitidicedi smetterlachenonpuòfarelefiguredimerdapertecheloconosconotuttiliinquelposto.

Che poi magari sono tutti lati dello stesso carattere.

sabato 20 aprile 2013

COME IL CAZZO CHE VA A VELA

Sono sempre stato affascinato dai proverbi, i modi di dire. Soprattutto se dialettali.

Sapete, quelle esclamazioni, bestemmie escluse, in cui molto spesso incappano i nonni, i vicini di casa, il panettiere, l'anziana fioraia o altri rassicuranti immagini di anziani esseri.

Dalle mie parti (luogo che per una questione di sicurezza personale, non intendo divulgare), la frase su cui mi sono sempre posto molti interrogativi, è la similitudine: "Come il cazzo che va a vela", utilizzata da sempre più  giovani sprovveduti per indicare un'idea bislacca, 'na stronzata.
Ragionando da uomo di mare può sembrare una cosa ovvia, salta subito all'occhio il significato di questa figura retorica. Probabilmente è una questione di mancanza di vela, o le dimensioni decisamente improprie dell'arnese, o forse la mancanza di uno skipper esperto; ma a me, uomo del marciapiede, proprio non è così di facile comprensione.

Innanzitutto ci sono gli impotenti, che potrebbero tacciare il parallelismo come discriminatorio, e mettere in piedi una class action che la philip morris c'ha già la pelle d'oca al solo pensiero.

Dopo di loro viene il sindacato attori porno, che potrebbe avanzare pretese per un full time di diritto, dato che il materiale è comunque sotto copyright (e in ogni caso sulle barche s'è già visto di tutto da questo punto di vista, non sarebbe che un'altra sfida da vincere).

Poi si pone la questione di chi ha il pene storto. In quel caso sarebbe più un lavoro da kitesurf che barca a vela. E di conseguenza l'equipaggio, silurato, sarebbe costretto a comprarsi le scarpine prada con la cassa integrazione straordinaria piuttosto che con lo sponsor. E questo è difficile, secondo le ultime conferenze stampa della fornero.

Anche la bravura del velista è messa a dura prova dall'analogia dialettale, anche perché comunque, da come parlano al bar del molo, sembra che possano farcela in qualsiasi condizione.

A quel punto mi viene in mente che, in fondo, il tutto può venire collegato al fatto che è un'idea piuttosto malsana proporre d'andare in barca a vela utilizzando come albero il proprio pene. O quello altrui. Anche perché in mare aperto è molto umido, fresco, diciamo che fa freddo: ci vorrebbe una fiaschetta da 5 di viagra. Suppongo. Cioè, non che abbia mai provato. Il viagra intendo. Ma anche di issare una vela su per il mio pene. O quello altrui.
Insomma, ci siamo capiti.

giovedì 21 marzo 2013

CON UN POCO DI MERDA LA PILLOLA VA GIU'

La banalità è parte di noi, è rassicurante.
"No cose brutte per nessuno". "Olèèè! Rivoluzionario!".
Ci piace pensare che, ad ogni starnuto, esista un "Salute" nascosto segretamente da qualche parte nel mondo.
I proverbi non sono altro che cultura popolare. Banalità ripetute giorno, dopo giorno, dopo giorno. Come le barzellette sui carabinieri, i tormentoni di ezio greggio o i "quando c'era lui".

Non c'è niente di peggio che ridurre a "banalità" ciò che ci circonda. Ed è molto più semplice di quanto sembri: un paio di servizi di studio aperto, due lacrime della d'urso e uno speciale di toni capuozzo.
Forse il problema è proprio il fatto che tutto venga banalizzato attraverso lo strumento televisione.
La televisione italiana è l'apparato digerente della nostra società: ingerisce, digerisce e restituisce merda.
Ma, in fondo è risaputo, andare di corpo regolarmente è segno di buona salute.

Ciò che ieri è merda un domani non può che trasformarsi in merda secca, se non piove. Niente prìncipi o cavalieri dall'armatura scintillante. E non sto parlando di favole.

In italia, negli ultimi tempi, ci sono stati due avvenimenti "rivoluzionari" ascrivibili nel libro "La storia si ripete": un nuovo papa e un nuovo movimento politico. Niente che non abbiamo già visto, vissuto, criticato e messo da parte. Scrivere di getto di sicuro non giova alla logica. Ma il filo regge.
Ripetere ovvietà è rassicurante. La chiesa legge lo stesso libro da un paio di millenni e ha più tifosi della juventus. Grillo scrive che la politica è nient'altro che uno spreco dopo l'altro e le piazze si sono riempite di grillisti di geova.
Il problema forse si pone nel terreno troppo fertile che sono le "menti" degli italiani.
Dai loro un giocattolo nuovo, esattamente identico al precedente ma nuovo, e ti adoreranno fin quando non cominceranno a scolorirsi i pulsanti.
Sarà forse per il fatto che non sappiamo più in cosa e chi credere, e ci attacchiamo così alla prima parvenza di essere superiore ma, ehi, non c'è nessuno di superiore ragazzi.
Mi è capitato spesso di sentire persone lamentarsi che "Eh, però d'altronde voi giovani fate bene ad andare all'estero, qui in italia è un vero casino". Banalità, rassicuranti. Anziché prendercela con la nostra, mia, generazione collusa con aperitivi del venerdì e after della domenica mattina, prendiamocela con i politici. Loro sono il male, stanno nelle posizioni di potere, dovrebbero fare qualcosa. Certo. E noi, voi, invece fermi a recepire ed assimilare, come telespettatori inermi.

Un bel risotto alla merda, tutte le sere, da quando si era bambini. Un cucchiaino di merda giorno dopo giorno e vedrete che il sapore non si sentirà più, alla soglia dei trent'anni. Un po' alla volta, facciamocelo piacere. Dai che manca poco.

sabato 16 marzo 2013

PASSATO, PRESENTE E AHAHAHAHAH!

You know, all'alba dei ventisei anni mi sento almeno il doppio dei miei anni. Ah, maledetti anni bisestili.
La frase che forse più delle altre mi rappresenta, decisamente rubata e riadattata per l'occasione, potrebbe essere "...è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo cominciare una sigaretta. Che c'hai da accende?".
Ventisei anni, 4/3 della vita media di un alcolizzato, ed è quasi ora di fare un breve riepilogo, tirare le somma su presente, passato e futuro.

Presente
Il presente è una merda. Ho quasi raggiunto il termine del visto australiano e non ho idea di cosa farò da qui ad una settimana. Dovrei lavorare in una farm, raccogliere frutta e verdura in mezzo a serpenti e ragni velenosi, nelle più rosee delle aspettative, ma sono conscio e lucido nel constatare che sudare non ha mai fatto bene alla mia tanto delicata pelle. Fattorie piene di coreani e malesiani mi aspettano a braccia aperte, pronti a vendermi a caro prezzo il LORO vitto e il LORO alloggio in cambio della MIA schiena e delle MIE braccia, notoriamente rubate a tal lavoro anni addietro e mai più restituite. Eppure qualcosa mi dice di provarci, cercare l'escamotage che faccia drizzare i capelli al più puro ed onesto australiano d'origine irlandese, figlio di una stirpe di terroristi anteguerra, in maniera tale da sistemare la mia situazione in different ways. Non so, maybe un falso certificato di nascita, un de facto creato ad arte, ingravidare la prima sordomuta che dimostra d'avere la cittadinanza oz. I don't know.

Passato.
Il mio passato mi perseguita. Cioè, non è il passato che mi perseguita, è che io, nota vittima della sindrome di stoccolma, mi sento molto legato al bel paese. Anni passati a bighellonare anziché studiare, fumare anziché lavorare, lavorare anziché scopare, hanno fatto si che il mio sangue abbia cominciato una produzione abnorme di colesterolo buono. Ma allora io mi domando: se è buono, perché non avete trovato un nome diverso da "colesterolo"? Si, un po' come "tumore benigno", stessa storia. Ma ora basta a smacchiare giaguari, come diceva sempre jaques cousteau.
Il passato è fatto di dolori mestruali alleviati da lungimiranti terapie di vibratore assunto per via anale. O almeno così mi sembra di capire dal mio oroscopo. Vergine.

Futuro.
Ahahahahahah! Oddio oddio oddio oddio! Ahahahahahahah| Smettila ti prego smettila! Ahahahahahah!
Occristo, per poco ci crepo.
Futuro? Personalmente vedo i maya, un'epidemia di colera bubbonica suina, un doposbornia a vino rosso, testimoni di geova che si aggiudicano appalti in portineria, punture di zanzare sull'interno coscia e che domani è sempre lunedì. Sempre. E cominci prima, qualsiasi cosa tu debba fare. Tu, non io.

No, seriamente, i testimoni di geova proprio non li sopporto. Di cosa stavo parlando?

lunedì 4 marzo 2013

CAVIA UMANA

Imparare dagli errori fatti è molto difficile.
Sarebbe già tanto riconoscere d'averlo commesso, un errore.
Ed in fondo è forse una di quelle caratteristiche che ci fa essere, una volta ancor di più, nel caso ci fossero dei dubbi, gli esseri imperfetti che siamo. Gli animali, in questo, ci sono decisamente superiori.

Prendi il famoso topo da laboratorio, la cavia. Metti uno di quei schifosi ratti in una gabbia, minuscola gabbia, solo per mostrare chi è il più forte; ponilo ora davanti alla possibilità di scegliere: da una parte un bel pezzo di formaggio sano ed appetitoso (ma i ratti, alla fine, lo mangiano il formaggio o è tutta un'invenzione dei cartoni animati? A 26 anni me lo sto ancora chiedendo) e dall'altra un altrettanto invitante formaggio collegato, in un modo che assolutamente ignoro, ad una fonte in grado di trasmettere corrente elettrica. Quante volte credete prenderà la scossa  il nostro piccolo roditore ripugnante prima di capire, riconoscere ed imparare dal suo errore? Sempre meno volte di un uomo.

Prendi un uomo d'appartamento, la cavia. Metti uno di quei grassi umani in un appartamento, enorme appartamento, solo per mostrare che può permetterselo; poniamo ora il caso che, durante la notte, lo schifoso debba alzarsi dal letto per recarsi in bagno a causa di un impellente bisogno. Davanti a sé ha due possibilità: accendere l'interruttore della luce, distante circa 5 lunghissimi metri o percorrere il tragitto al buio, ignaro degli ostacoli sul suo cammino. Per quante notti consecutive credete che prenderà lo spigolo del comodino con il mignolo del piede prima di capire che, in fondo, sono solo 5 stracazzo metri di merda? Secondo me fa prima ad andargli in cancrena il piede.

Noi umani d'altronde siamo quegli esseri che hanno coniato slogan idioti e contro logica come "Boia chi molla" e "Molti nemici, molto onore".
Secondo me i topi, certe cose, neanche si sognano di scriverle.

giovedì 7 febbraio 2013

TUTTO IN UNO

Non cerco approvazione.
Essere al centro dell'attenzione non m'interessa affatto.
Non sono un buon oratore, in compenso sono un buon ascoltatore.
Gli spacconi, quelli che dicono di saperlo o di averlo già fatto (meglio degli altri), quelli del "che ci vuole?" dovrebbero essere iscritti in un apposito registro facilmente consultabile online.
Non m'interessa avere ragione.
Non dico d'aver ragione.
Ciò che mi passa per la testa rimane nella mia testa, non vomito tutto addosso agli altri .
Non mi piace mettermi in mostra.
Evito la folla, la gente, la confusione, la bolgia, la calca, il gruppo.
Non cerco d'essere interessante.
Non ho sempre un'opinione su tutto.
Il divertimento sempre e comunque è peggio del cancro.
Odio le chiacchiere a vanvera.
Conoscere nuove persone non è mai stato in cima alla mia lista delle cose da fare.
Non ho bisogno d'essere sempre in compagnia. Anzi, quando sono solo mi sembra sempre ci sia qualcuno di troppo.
I compleanni, le feste, le ricorrenze e tutto quel che ne consegue mi disgustano profondamente.
Non mi piacciono gli abbracci, le sdolcinatezze, i nomignoli, i baci sulle guance e le effusioni in generale. Se non dalla mia ragazza.
Non mi piace essere toccato.
Odio gridare e chi alza la voce abitualmente.
Non mi piace farmi riconoscere.
Non voglio dare spiegazioni.
Quando incontro persone che conosco mentre sono per strada, cerco sempre di evitarle.
Non m'interessa dare consigli.
La violenza mi piace solo sullo schermo.
Non "adoooroooo" né tantomeno "lovvo" nessuno.
Non "liko".
Chi generalizza sono tutti fascisti.
Non mi piacciono le stracazzo di faccette nei messaggi di testo.
Non sopporto i "ke" "x" "xké" ecc.
Taglierei le mani a chi sbaglia gli accenti (caffè - perché).
Le persone rumorose dovrebbero essere sottoposte a punizioni corporali.
Essere in anticipo agli appuntamenti dovrebbe essere la regola, non l'eccezione.
"Ascoltare" dovrebbe essere una materia di studio nella scuola dell'obbligo.
Se dico "non mi piace" allora vuol dire che non mi piace, è inutile insistere. No. No, grazie. Non insistere, non mi piace. No, non ne prendo solo un pezzetto. No. No. Basta ti prego.
Odio quelli che scambiano "imparare" con "insegnare".
Dopo il "se" non ci va il condizionale, porcoddio.
Le persone religiose mi fanno più tenerezza che rabbia.
Non sopporto chi dice di lavorare più di te. E di te. E te. E te...
La musica elettronica, potete dire quello che volete, per me non vale.
Valentina Vezzali mi sta profondamente sul cazzo.
Basta, mi sembra d'aver odiato abbastanza cose per oggi.

lunedì 31 dicembre 2012

CAGA CAZZO

Hai presente i tipi precisi? Ecco a me, essendo uno di quelli, mi stanno sul cazzo.
Io sono un tipo troppo preciso. Del tipo che organizzo le stoviglie in ordine di grandezza. Un gran rompi cazzo.

La cosa brutta è che m'aspetto che tutti quelli che vivono, hanno vissuto o vivranno con me, agiscano di conseguenza.

  • E quello cos'è?
  • Cos'è? Cos'è? Un cucchiaino. Abbiamo bevuto il caffé insieme, cosa cazzo vuoi che sia?
  • Embé? Un cucchiaino, dice lui! E ti sembra il caso?
  • Mi sembra il caso cosa, brutto stronzo?
  • Embè, un cucchiaino e lo lasci lì? Ma ti sembra il caso? Sarai o no uno stronzo? Pensi arrivi la fata dei cucchiaini, prenda il cucchiaino e lo depositi in cucina sotto al lavello lasciandoti 20 dollari sotto al cuscino solo per fartici le canne? Cosa cazzo pensi che sia io? Una fottuta cameriera sexy? Sarai un maledetto perverso?
  • E vabbè, scusa!! Sarai o no un caga cazzo? Ma che vuoi tu dalla vita mia? Vuoi sapere pure se uso il preservativo? Ma porcod...

Ecco, io sono il caga cazzo... Però è da considersare che il caga cazzo (io) è uno di quei character ("personaggi", per voi gente non zelante. Ruolo che nessuno vuole mai interpretare. Un ruolo che a tuttti suscita un po' di antipatia, rompicoglionaggine (non so se la parola esiste, anzi, so che la parola non esiste, la considero una licenza poetica ( un po' come la parentesi dentro alla parentesi dentro alla parentesi) di noi tipi che rompiamo il cazzo un po' per tutto)). Tre parentesi, manco parlassimo di algebra. 
Comunque.. dicevo... il tipo che caga il cazzo non lo vuole mai interpretare nessuno, ma è sempre il tipo che sceglie se tagliare il filo verde o quello rosso. O è quello che ha escogitato il piano per piazzare la bomba... Mi sbaglio sempre..

Non si può chiedere ad una donna di cominciare a inghiottire dopo anni di matrimonio come non si può chiedere ad uno zelante di non rompere i coglioni per un mozzicone nel piattino del caffè. Questo è quanto.
Penso che, se riunissimo gli sforzi, noi zelante di ogni latitudine e condizione sociale, potremmo anche farcela a cambiare l'italiia. Un bel partito degli zelanti. 


Che rompono il cazzo se entri con 28 secondi di ritardo. Anzi, per sicurezza sei sempre in anticipo.
Che ti concedono il mutuo a 4,765% di tasso.
Che hanno i 2 centesimi di resto.
Che "No! Ma che dici! La macchia non si vede per niente!"
Che parcheggiano distante e dicono "Tanto in centro c'è traffico. Ci facciamo una camminata".
Che riposizionano gli oggetti nell'esatta posizione in cui erano prima che fossero stati toccati.
Che "Di chi è questa maglietta?"
Che io mi fido di te, è che non mi fido degli altri.
Che fanno gli scuri con gli scuri, i chiari con i chiari, l'intimo con l'intimo, la lana con la lana, i sintetici con i sintetici, i colorati con i ....
Che usano l'aspirapolvere perché non si fidano della scopa. "Sembra tanto sporca di suo...".
Che rileggono dopo che hanno scritto qualsiasi cosa. Pure la lista della spesa.
Che spengono le luci dopo che sei passato.
Che ti correggono i congiuntivi (anche se li sbagliano di loro).
Che dicono sempre che sembra fuorigioco.
Che ti ricordano sempre l'ingrediente mancante.
Che ti chiedono "Il posacenere? Era qui, prima...".
Che mentre parlano controllano quello che dicono su Wikipedia.
Che "Aspetta, aspetta, come si dice quando succede questo, questo e questo...?" e lo dicono.
Che "Ti ricordi quando stavamo..." e si ricordano sempre solo dei lati negativi: "Pioveva". "Faceva troppo caldo". "Avevi paura di avere un ritardo".
Che accoppia i calzini.
...
...


Buon anno.