sabato 20 aprile 2013

COME IL CAZZO CHE VA A VELA

Sono sempre stato affascinato dai proverbi, i modi di dire. Soprattutto se dialettali.

Sapete, quelle esclamazioni, bestemmie escluse, in cui molto spesso incappano i nonni, i vicini di casa, il panettiere, l'anziana fioraia o altri rassicuranti immagini di anziani esseri.

Dalle mie parti (luogo che per una questione di sicurezza personale, non intendo divulgare), la frase su cui mi sono sempre posto molti interrogativi, è la similitudine: "Come il cazzo che va a vela", utilizzata da sempre più  giovani sprovveduti per indicare un'idea bislacca, 'na stronzata.
Ragionando da uomo di mare può sembrare una cosa ovvia, salta subito all'occhio il significato di questa figura retorica. Probabilmente è una questione di mancanza di vela, o le dimensioni decisamente improprie dell'arnese, o forse la mancanza di uno skipper esperto; ma a me, uomo del marciapiede, proprio non è così di facile comprensione.

Innanzitutto ci sono gli impotenti, che potrebbero tacciare il parallelismo come discriminatorio, e mettere in piedi una class action che la philip morris c'ha già la pelle d'oca al solo pensiero.

Dopo di loro viene il sindacato attori porno, che potrebbe avanzare pretese per un full time di diritto, dato che il materiale è comunque sotto copyright (e in ogni caso sulle barche s'è già visto di tutto da questo punto di vista, non sarebbe che un'altra sfida da vincere).

Poi si pone la questione di chi ha il pene storto. In quel caso sarebbe più un lavoro da kitesurf che barca a vela. E di conseguenza l'equipaggio, silurato, sarebbe costretto a comprarsi le scarpine prada con la cassa integrazione straordinaria piuttosto che con lo sponsor. E questo è difficile, secondo le ultime conferenze stampa della fornero.

Anche la bravura del velista è messa a dura prova dall'analogia dialettale, anche perché comunque, da come parlano al bar del molo, sembra che possano farcela in qualsiasi condizione.

A quel punto mi viene in mente che, in fondo, il tutto può venire collegato al fatto che è un'idea piuttosto malsana proporre d'andare in barca a vela utilizzando come albero il proprio pene. O quello altrui. Anche perché in mare aperto è molto umido, fresco, diciamo che fa freddo: ci vorrebbe una fiaschetta da 5 di viagra. Suppongo. Cioè, non che abbia mai provato. Il viagra intendo. Ma anche di issare una vela su per il mio pene. O quello altrui.
Insomma, ci siamo capiti.

Nessun commento:

Posta un commento