lunedì 4 marzo 2013

CAVIA UMANA

Imparare dagli errori fatti è molto difficile.
Sarebbe già tanto riconoscere d'averlo commesso, un errore.
Ed in fondo è forse una di quelle caratteristiche che ci fa essere, una volta ancor di più, nel caso ci fossero dei dubbi, gli esseri imperfetti che siamo. Gli animali, in questo, ci sono decisamente superiori.

Prendi il famoso topo da laboratorio, la cavia. Metti uno di quei schifosi ratti in una gabbia, minuscola gabbia, solo per mostrare chi è il più forte; ponilo ora davanti alla possibilità di scegliere: da una parte un bel pezzo di formaggio sano ed appetitoso (ma i ratti, alla fine, lo mangiano il formaggio o è tutta un'invenzione dei cartoni animati? A 26 anni me lo sto ancora chiedendo) e dall'altra un altrettanto invitante formaggio collegato, in un modo che assolutamente ignoro, ad una fonte in grado di trasmettere corrente elettrica. Quante volte credete prenderà la scossa  il nostro piccolo roditore ripugnante prima di capire, riconoscere ed imparare dal suo errore? Sempre meno volte di un uomo.

Prendi un uomo d'appartamento, la cavia. Metti uno di quei grassi umani in un appartamento, enorme appartamento, solo per mostrare che può permetterselo; poniamo ora il caso che, durante la notte, lo schifoso debba alzarsi dal letto per recarsi in bagno a causa di un impellente bisogno. Davanti a sé ha due possibilità: accendere l'interruttore della luce, distante circa 5 lunghissimi metri o percorrere il tragitto al buio, ignaro degli ostacoli sul suo cammino. Per quante notti consecutive credete che prenderà lo spigolo del comodino con il mignolo del piede prima di capire che, in fondo, sono solo 5 stracazzo metri di merda? Secondo me fa prima ad andargli in cancrena il piede.

Noi umani d'altronde siamo quegli esseri che hanno coniato slogan idioti e contro logica come "Boia chi molla" e "Molti nemici, molto onore".
Secondo me i topi, certe cose, neanche si sognano di scriverle.

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